“Ho scoperto che c’è una pagina web che si chiama ‘Piero Angela noi ti obbidiamo‘ e dentro ci sono 170 mila follower. Pensate che potrei fare la marcia su Roma”. Un’inconsapevole star del web: si potrebbe definire così, Piero Angela parlando del suo rapporto con Internet.
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Il rapporto con i social e Internet
Il conduttore e autore di SuperQuark sembra ignorare che i social e Internet pullulano di pagine di ammirazione nei confronti suoi e del figlio Alberto (considerato da molti anche un sex symbol). Lo storico divulgatore scientifico della Rai ha riflettuto sul tema questa mattina al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, durante un intervento in occasione del festival Focus Live.
“Il computer non mi diverte molto, così come i social network e il loro chiacchiericcio” ha aggiunto Angela, che alla tastiera del computer sostiene di preferire quella del pianoforte: “Passo molto tempo alla testiera, non quella del computer, ma quella del pianoforte, con cui navigo nella musica”.
“Sul web poco approfondimento”
Non tutto è negativo però del mondo di Internet: “Il web è una macchina meravigliosa, ci permette di avere tutto in tempo reale, ma c’è poco approfondimento E’ stimolante perché ci fa vedere tanto, ma spesso sono cose fini a sé stesse”. Ed in particolare nei rapporti umani “preferisco telefonare e vedere i miei amici” alle chat, ammette. Angela, ha ripercorso tutta la sua carriera, dal primo Tg a SuperQuark, programma ancora campione di ascolti, raccontando un aneddoto: “Non sono mai stato un raccomandato Rai, ma ai miei tempi c’era un legge o un detto che diceva che quando si avevano quattro persone da assumere: due dovevano essere democristiani, uno socialista e uno bravo”.
Al figlio Alberto, che ha seguito le sue orme diventando un conduttore di programmi di cultura da milioni di spettatori, racconta di aver insegnato “a non deludere mai il pubblico” e di non accontentarsi mai: “Ogni documentario che faccio è come se fosse il primo”. Perciò ai ragazzi, seduti in platea questa mattina al Leonardo Da Vinci, raccomanda di “cercare sempre l’eccellenza perché si può sempre fare meglio. Non bisogna accontentarsi”. Anche perché, pure in una vita lunga e ricca di successi come la sua, ci sono dei rimpianti: “i libri che avrei voluto leggere e non ho letto, e quelli che avrei voluto scrivere, anche se ne ho scritti 39”, tutti rigorosamente “a mano” con carta e penna.
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