AGI – “L’ora è urgente”, “usciamo dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali”, “scegliamo la vita”, “ascoltiamo il gemere della terra, prestiamo ascolto al grido dei poveri”, fermiamo il “delirio di onnipotenza” per un domani che “sarà di tutti o non sarà”. È accorato l’appello di Papa Francesco ai leader del mondo riuniti per la Cop28.
Il Pontefice non è presente fisicamente a Dubai ma il suo messaggio – letto dal Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin – è chiaro: occorre un “essenziale cambio di passo”, affinché il 2024 e questa Cop siano “un punto di svolta. “La storia ve ne sarà riconoscente”, si rivolge alla platea esortando alla buona politica, a superare divisioni e “tifoserie” per procedere contro il cambiamento del clima, la cui devastazione “è un’offesa a Dio”. Francesco sfata il tabù che le nascite e i poveri siano responsabili della crisi in atto e rimarca l’importanza del multilateralismo e del convergere i soldi destinati alle armi a un Fondo per eliminare la fame e contrastare il cambiamento climatico.
In questo momento storico ci viene chiesta responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo. Se non reagiamo ora, il cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di milioni di persone. #COP28
— Papa Francesco (@Pontifex_it) December 1, 2023
“Ora come mai, il futuro di tutti dipende dal presente che scegliamo”, “la devastazione del creato è un’offesa a Dio, un peccato non solo personale ma strutturale che si riversa sull’essere umano, soprattutto sui più deboli, un grave pericolo che incombe su ciascuno e che rischia di scatenare un conflitto tra le generazioni”, afferma senza mezzi termini Bergoglio che alla crisi ecologica ha dedicato l’enciclica Laudato sì e l’esortazione Laudate Deum. Bergoglio pone subito la domanda a cui occorre rispondere ora: “lavoriamo per una cultura della vita o della morte?”.
“Sono con voi perché il cambiamento climatico è un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignita’ della vita umana. Sono con voi per porre la domanda a cui siamo chiamati a rispondere ora: lavoriamo per una cultura della vita o della morte?”.
E “in modo accorato” chiede di scegliere la vita, scegliere il futuro. “Ascoltiamo il gemere della terra, prestiamo ascolto al grido dei poveri, tendiamo l’orecchio alle speranze dei giovani e ai sogni dei bambini! Abbiamo una grande responsabilità: garantire che il loro futuro non sia negato“. “L’ambizione di produrre e possedere – sottolinea il Papa – si è trasformata in ossessione ed è sfociata in un’avidità senza limiti, che ha fatto dell’ambiente l’oggetto di uno sfruttamento sfrenato. Il clima impazzito suona come un avvertimento a fermare tale delirio di onnipotenza. Torniamo a riconoscere con umiltà e coraggio il nostro limite quale unica via per vivere in pienezza”.
Il fondo per eliminare la fame
E Francesco osserva che serve superare “le posizioni rigide se non inflessibili”, “i tentativi di scaricare le responsabilità sui tanti poveri e sul numero delle nascite”. “Sono tabù da sfatare con fermezza”, afferma. “Non è colpa dei poveri, perché la quasi metà del mondo, più indigente, è responsabile di appena il 10% delle emissioni inquinanti, mentre il divario tra i pochi agiati e i molti disagiati non è mai stato così abissale. Questi sono in realtà le vittime di quanto accade – precisa -: pensiamo alle popolazioni indigene, alla deforestazione, al dramma della fame, dell’insicurezza idrica e alimentare, ai flussi migratori indotti. E le nascite non sono un problema, ma una risorsa: non sono contro la vita, ma per la vita, mentre certi modelli ideologici e utilitaristi che vengono imposti con guanti di velluto a famiglie e popolazioni rappresentano vere e proprie colonizzazioni”.
Non deve essere quindi penalizzato lo sviluppo di tanti Paesi, già gravati di onerosi debiti economici ma considerare “l’incidenza di poche nazioni, responsabili di un preoccupante debito ecologico nei confronti di tante altre”. “Sarebbe giusto individuare modalità adeguate per rimettere i debiti finanziari che pesano su diversi popoli anche alla luce del debito ecologico nei loro riguardi”. Il Pontefice individua una via di uscita: “la via dell’insieme, il multilateralismo” ma è essenziale ricostruirne la fiducia.
“Ciò vale per la cura del creato così come per la pace: sono le tematiche più urgenti e sono collegate – rimarca -. Quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo: conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno! Quante risorse sprecate negli armamenti, che distruggono vite e rovinano la casa comune!”.
E rilancia la proposta contenuta nella Fratelli tutti, citando la Populorum Progressio di Paolo VI: un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame, costituito dal denaro impiegato nelle armi e in altre spese militari e realizzare attività per lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, contrastando la crisi climatica. Occorre un “cambiamento politico”, uscire “dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi”, schemi del passato. Abbracciare una visione alternativa, comune.
E su questo, Francesco assicura “l’impegno e il sostegno della Chiesa cattolica” perché “la responsabilità è di tutti e quella di ciascuno è fondamentale”. Occorre dare un segno di speranza concreto. “Questa Cop sia un punto di svolta – esorta il Pontefice -: manifesti una volontà politica chiara e tangibile, che porti a una decisa accelerazione della transizione ecologica”, attraverso forme che abbiano tre caratteristiche: “efficienti, vincolanti e facilmente monitorabili”.
E che trovino realizzazione in quattro campi: “l’efficienza energetica; le fonti rinnovabili; l’eliminazione dei combustibili fossili; l’educazione a stili di vita meno dipendenti da questi ultimi”. “Per favore: andiamo avanti, non torniamo indietro”, implora Bergoglio. “Siate voi gli artefici di una politica che dia risposte concrete e coese, dimostrando la nobiltà del ruolo” e la “dignità del servizio che svolgete. Perché a questo serve il potere, a servire”, “la storia ve ne sarà riconoscente”.
“E anche le società nelle quali vivete, al cui interno vi è una nefasta divisione in ‘tifoserie’: tra catastrofisti e indifferenti, tra ambientalisti radicali e negazionisti climatici… È inutile entrare negli schieramenti; in questo caso, come nella causa della pace, ciò non porta ad alcun rimedio”. “È la buona politica il rimedio: se un esempio di concretezza e coesione verrà dal vertice, ne beneficerà la base, laddove tantissimi, specialmente giovani, già s’impegnano a promuovere la cura della casa comune. Il 2024 segni la svolta”, auspica Francesco. E in conclusione, citando il poverello di Assisi, conclude il suo messaggio con la speranza di lasciarsi alle spalle le divisioni e unire le forze. “Con l’aiuto di Dio, usciamo dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali per trasformare l’avvenire comune in un’alba di luce”.
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