La chiusura senza precedenti di scuole e atenei in Italia è un intervento che l’opinione pubblica giudicherà eccessivo? Oppure necessario? Quale sarà il suo impatto?
“Conte cosa dovrebbe fare? Non può bloccare in senso assoluto l’Italia e dire in tv: ‘Ragazzi, volete capire che bisogna fermare il virus? Allora per quindici giorni si congela tutto, chiudetevi in casa, campate delle vostre provviste e aspettate che passi l’ondata perché non si può fare altrimenti’. In Cina lo hanno fatto, Noi non possiamo”. E’ questa l’opinione dello storico Franco Cardini, intervistato dall’AGI.
“Neanche possiamo fare un paragone coi tempi di guerra e di occupazione”, dice Cardini: “Allora c’erano governi di cui si può dire tutto il male possibile ma erano autoritari, e quelle nella loro logica erano decisioni per il pubblico bene secondo l’espressione aristotelica, poi ripresa da san Tommaso e da tutti i politologi del Novecento. Ha agito così per esempio il governo cinese, e anche se ha subìto nelle settimane scorse tante critiche ha dato prova di efficienza e disciplina ed è stato premiato perché ora l’epidemia è sotto controllo”.
Ben diversa la posizione del governo italiano di fronte a decisioni radicali: “E’ questo un problema delle cosiddette democrazie a struttura elettiva, dove la selezione delle élite si fonda sulla necessità di raccogliere il massimo di consensi possibili per i gruppi, o i partiti, che organizzano la politica. Per questi governi – prosegue Cardini – la prima preoccupazione non è il pubblico bene, ma la necessità di andare incontro il più possibile alle tendenze e alle opinioni della maggioranza. Pertanto faranno statisticamente le scelte che si pensa saranno più gradite”.
“Quando Conte, che nemmeno è un politico, fa una scelta come chiudere le scuole, o i teatri e gli stadi – prosegue Cardini – lo fa perché sollecitato in quella direzione. Allora l’obiezione nasce immediata dalle opposizioni, che mica sono quelle di sua maestà britannica… Loro fanno di tutto per dire che il governo non funziona e andarci loro…”. Per esempio, a cosa servono, si potrebbe obiettare, tutte queste chiusure se poi si lascia circolare il principale veicolo delle infezioni, che sono i trasporti pubblici? “Bisognerebbe allora bloccare treni, aerei e metropolitane che obbligano i passeggeri a stare vicini. Tutti ricorderemo che quando i treni non avevano l’aria condizionata, l’aria era sì viziata ma non era una colonia di microbi e di virus. Ma anche questo Conte non lo può fare perché ci sono troppi interessi nei trasporti… Ecco allora che il governo democratico si trova davanti a questa strettoia: non può fermare la società, ma dovrebbe farlo per vincere il contagio. Non ha l’autorità di fare alcuna delle due scelte fino in fondo, per cui restiamo in una specie di schiaccianoci: fra misure restrittive e misure che ci spingono di più al contagio”.
Prosegue Cardini: “Come diceva Carl Schmitt, nei momenti di emergenza è necessario un governo che possa decidere. Decidere vuol dire anche comminare sanzioni assai dure. Se Conte dovesse fare una scelta coerente, dovrebbe prendere decisioni ancora più forti. Ma non lo può fare sennò cade il governo”.
Lo storico ricorda il terribile precedente dell’epidemia di “spagnola”, con decine di milioni di morti. “Ma era un secolo fa. I governi non si trovavano davanti a una società civile con la stessa capacità di informarsi, e al contempo la permeabilità, di quella attuale. Allora si sapeva che circolava un virus, non era certo più come la peste di Milano né era attribuito all’aere o agli astri, e si faceva quel che si poteva. Ma la società non si poteva fermare. E poi scusate se sono un po’ spiacevole: ma quella era una società anche abituata a crepare, usciva dalla Prima guerra mondiale. Oggi la vita si è allungata e la gente non vuol più morire, agli anziani non lo si può dire che si offendono. Ecco, queste situazioni rendono difficile governare dove i diritti individuali sono assai estesi”.
In conclusione, Cardini ribadisce: “Quelle italiane non saranno mai misure troppo radicali, ma zoppicanti e soggette all’erosione delle opposizioni, le quali continueranno a dire che questo governo non ha fatto abbastanza. Non amo molto quest’esecutivo, ma dire che ha fallito è pure fin troppo facile”.
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