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Il municipio di Gallarate
C’è un funzionario comunale che, nella ricostruzione dell’indagine della Procura di Milano, va contro la corrente dei corrotti, tanto da diventare un “ostacolo” da spostare con ogni stratagemma. È Massimo Sandoni, responsabile del servizio urbanistica del Comune di Gallarate all’interno del quale si sarebbero consumati diversi episodi illeciti relativi alla gara per l’affidamento del servizio di redazione della variante al piano di governo del territorio nel 2017.
Coinvolti imprenditori e politici, tra cui Gioacchino Caianiello e Alessandro Petrone, entrambi di Forza Italia ed arrestati: il primo, definito dagli inquirenti “il grande burattinaio” del presunto gruppo criminale, il secondo assessore all’Urbanistica nella cittadina in provincia di Varese. “L’unica spina nel fianco all’agevolazione del programma criminoso – scrive il gip Raffaella Mascarino nell’ordinanza di custodia cautelare – è rappresentata dalla presenza e dalla dimostrata non malleabilità di Sandoni le cui dichiarazioni confortano quanto già emerge dalle intercettazioni”.
“Soggetto non allineato, testimone oculare di diversi illeciti “, lo definisce il magistrato in un altro passaggio del documento. Il funzionario si convince che le modalità di scelta dei commissari della gara siano avvenute in maniera discrezionale da parte di uno degli indagati e che l’assessore si sia arrogato competenze che non gli spettano. I protagonisti della presunta corruzione lo puntano: “Caianiello intima più volte all’assessore Petrone di spostare Sandoni dal suo attuale incarico ricollocandolo nel settore dei lavori pubblici. ‘Questo qua dovete toglierlo da lì, fare la rotazione” e Petrone lo conforta nell’idea: “È un elemento bloccante”.
Il progetto viene bloccato dal sindaco che lo definisce “l’unico veramente competente nell’urbanistica”. Quello che il gip definisce “il forte risentimento di Caianiello contro Sandoni non è certo per la sua indiscussa personalità, ma perché viene ritenuto l’unico vero ostacolo per il raggiungimento degli obbiettivi illeciti”. In passato, l’impiegato si è già rivolto alla magistratura denunciando pratiche sospette in un altro piccolo comune dove lavorava, uno zelo che fa esclamare a Caianiello: “Uno che si alza la mattina e va dove deve andare (il riferimento è alla precedente denuncia in Procura) deve avere qualche cazzo di problema!”.
Finisce che Sandoni si rivolge ancora ai magistrati che, questa volta, lo arruolano, sulla base di un decreto del pubblico ministero, come ‘agente attrezzato del suono’, cioè loro collaboratore. Tocca a lui registrare alcuni colloqui tra gli indagati, anche delle riunioni di maggioranza, che ora i pubblici ministeri portano come prove delle loro tesi.
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