La Regione Sardegna estende al 15 marzo il periodo di caccia ai cormorani che danneggiano i pescatori dell’Oristanese e gli ecologisti, leggi e numeri alla mano, insorgono. Il provvedimento dell’assessore all’Ambiente – avverte il Gruppo di Intervento Giuridico – sarebbe “palesemente illegittimo” e la sua emanazione “non sarebbe esente da conseguenze”. Infatti, il piano di controllo del cormorano 2019-2022, predisposto dalla Provincia di Oristano e approvato con decreto della Regione – argomenta l’associazione – è basato sul provvedimento favorevole emesso dal Servizio valutazioni ambientali dello stesso assessorato alla condizione che tutte “le attività di sparo” vengano interrotte “tassativamente con l’ultimo giorno di gennaio”, perché “il prolungamento è suscettibile di produrre effetti significativi sulle popolazioni animali (con particolare riferimento all’avifauna per ciò che concerne l’attività riproduttiva) di tutti i siti interessati”.
La Regione – secondo l’associazione ecologista – sarebbe quindi in contraddizione con se stessa. Ma – attacca Grig – è l’intera operazione di abbattimento che fa dei cormorani dei capri espiatori di una cattiva gestione delle zone umide. In base ai dati raccolti ed elaborati dalla Provincia di Oristano, al gennaio 2019 complessivamente negli Stagni dell’Oristanese sono stati censiti 5.749 esemplari. Il numero massimo di 15.635 esemplari è stato censito nel dicembre 2014. In tutta la Sardegna, la popolazione svernante di Cormorano dovrebbe aggirarsi sui 15-20 mila esemplari: secondo la ricerca “Censimento della popolazione svernante di Cormorano Phalacrocorax carbo sinensis nella Sardegna meridionale”, pubblicata sulla rivista di ornitologia Alula, “in Sardegna la popolazione svernante è stata valutata attraverso i censimenti invernali IWC in 15.295 (2011) e 18.280 (2012)”.
Sempre secondo lo studio citato da Grig “il calcolo del consumo giornaliero può essere condizionato da numerosi fattori in base alla stagione… Mentre la stima generalmente riconosciuta si aggira sui 473 grammi di pesce giornalieri”. Inoltre, “il Cormorano tende preferibilmente a nutrirsi di esemplari di piccole dimensioni, comunque al disotto dei 100 grammi”, più facili da catturare e non di “taglia commerciale”. Nel Piano triennale di contenimento degli impatti provocati dal Cormorano in Provincia di Oristano, annualità 2019-2020 si legge però che le produzioni ittiche negli stagni sardi e in particolare in quelli dell’Oristanese sono diminuite, secondo quanto denunciano i pescatori da 279.256 a 123.853 chili.
Secondo tale affermazione i cormorani complessivamente – calcolano gli ecologisti – avrebbero predato, quindi, 155.403 chili di pesce (di quali specie non si sa e in quale anno nemmeno). Ipotizzando che ci si riferisca all’anno 2018 e ipotizzando una presenza significativa nei sei mesi di svernamento gennaio-marzo e ottobre-dicembre (nel 2018 i Cormorani censiti sono passati da 10.998 esemplari nel gennaio 2018, a 575 nell’ottobre 2018, a 3.998 nel dicembre 2018), scopriremmo che i cormorani avrebbero fatto fuori nei loro 120 giorni di presenza la bellezza di kg 1.295 al giorno. “Forse un po’ troppo…“, commentano gli ecologisti che invece imputano i problemi dei pescatori alla non esemplare gestione degli stagni dell’Oristanese caratterizzata, sostengono, da “inquinamenti e opere pubbliche spesso disastrose”. “Non devono certo essere i cormorani – conclude l’associazione ecologista – a pagare le conseguenze della scarsa capacità gestionale della pesca nelle zone umide della Sardegna.
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