Roberto Burioni spegne le polemiche con “la signora del Sacco“. Il virologo aveva criticato le posizioni sul coronavirus di Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio Diagnostica Bioemergenze dell’ospedale milanese. Lei oggi gli risponde: “Lasciamolo alla sua gloria”. A Circo Massimo, su Radio Capital, Burioni chiede scusa per i toni: “Mi dispiace per la mia frase in cui ho definito la collega Gismondo ‘la signora del Sacco’, è stata una frase sfortunata. La collega ha sbagliato a riportare un dato che per me poteva generare pericolo: ha preso un numero, la mortalità generale al giorno in 19 città campione, pari a 217 morti, e l’ha attribuita all’influenza” spiega il professore dell’Università San Raffaele. “Questo vorrebbe dire 80mila morti all’anno, è evidente che non è vero. Uno può avere il proprio punto di vista personale sul fatto che una certa cosa sia grave o no, ma alla fine ci sono i numeri”.
A questo proposito, Burioni ribadisce la sua posizione: “Ho sempre invitato a non avere panico, ho sempre detto con chiarezza che non c’era motivo di perdere il controllo, e sono rimasto stupito quando ho visto i supermercati depredati. Allo stesso momento, questo virus non è come un’influenza: è un virus contagioso, che può essere pericoloso. Non è la peste nera, ma non è un’influenza. Dobbiamo combatterlo, va arrestato il contagio nel più breve tempo possibile. E non è il momento delle polemiche: bisogna essere tutti uniti nell’affrontare questo problema”.
Il virologo poi avverte: “Per i calcoli più accurati, la mortalità è l’1%. Ma quello che rende pericolosa la malattia per la nostra sanità è che non è irrilevante, rispetto all’influenza, il numero di persone che finiscono in terapia intensiva. Questo potrebbe saturare il nostro sistema sanitario e aumentare la mortalità per altre malattie. Pensiamo a una persona colpita da infarto che non trova posto in rianimazione. I numeri ci dicono che siamo di fronte a un contagio che va interrotto. E credo che su questo nessuno possa essere in disaccordo”.
Eppure, il disaccordo regna, in particolare sulle misure previste. Misure che Burioni promuove: “Io non penso che l’Italia stia sbagliando. Penso che abbia avuto un approccio molto severo a questa malattia. L’unico rammarico è che l’Europa poteva muoversi in un modo omogeneo e non l’ha fatto. È stato un peccato”.
Promossa anche la chiusura delle scuole: “Credo che sia stata una buona idea. I bambini non sono particolarmente in pericolo, perché in loro sembra che questa malattia sia particolarmente lieve. È una cosa molto positiva, però allo stesso tempo questa notizia ha un lato negativo: se i bambini si ammalano in maniera lieve, magari vanno a scuola ugualmente e il contagio potrebbe diffondersi in maniera incontrollata. Si può pensare a una rinuncia dolorosa, ma io penso che sia una scelta che ha senso”.
Burioni poi nota come “le notizie più brutte non siano arrivate: temevo che ci fossero altri focolai, e invece sono sostanzialmente due. L’aumento dei casi in questo momento non ci deve preoccupare: le malattie di oggi sono i contagi di sei giorni fa, vedremo gli effetti dei nostri sacrifici fra qualche giorno. Ma il fatto che non ci siano altri focolai diffusi è un dato molto positivo. Sottolineamolo, perché vuol dire che forse il sistema sta funzionando”.
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