Cronaca

Bergoglio scomunica il narcisismo digitale dell’happy hour

La risposta agli insuccessi, alle depressioni, alle bocciature della vita non può essere una happy hour vissuta a distanza dal mondo e dagli altri. Lo scrive Papa Francesco nel messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù 2020, puntando la mano abituata a benedire anche su quel “narcisismo digitale” fatto di selfie voluttuosamente piazzati sui social. Io in mezzo al mondo, e il mondo non conta.​

Non è vero che in certe situazioni vivere costi la metà. “Penso a tante situazioni negative vissute da vostri coetanei”, scrive il pontefice ai giovani, “C’è chi, per esempio, si gioca tutto nell’oggi, mettendo in pericolo la propria vita con esperienze estreme. Altri giovani invece sono ‘morti’ perché hanno perso la speranza”. Non è un caso infatti che “purtroppo anche tra i giovani si diffonda la depressione, che in alcuni casi può portare persino alla tentazione di togliersi la vita”. E’ solitudine per chi si crede di essere un numero uno in un gioco che si trasforma a somma zero.

“Vivacchiare nella superficialità”

“Quante situazioni in cui regna l’apatia, in cui ci si perde nell’abisso delle angosce e dei rimorsi! Quanti giovani piangono senza che nessuno ascolti il grido della loro anima!”, denuncia il Papa, che chiede di non lasciare inascoltato il grido di chi, tradito dal richiamo di un display spacciato per comunità, poi si accorge di non farcela da solo.

“Intorno a loro tante volte sguardi distratti, indifferenti, di chi magari si gode le proprie happy hour tenendosi a distanza”, prosegue, “C’è chi vivacchia nella superficialità, credendosi vivo mentre dentro è morto. Ci si può ritrovare a vent’anni a trascinare una vita verso il basso, non all’altezza della propria dignità”.

Eterno ritorno della solitudine: “Tutto si riduce a un ‘lasciarsi vivere’ cercando qualche gratificazione: un po’ di divertimento, qualche briciola di attenzione e di affetto da parte degli altri”, aggiunge Papa Francesco, “C’è anche un diffuso narcisismo digitale, che influenza sia giovani che adulti. Tanti vivono così! Alcuni di loro forse hanno respirato intorno a sé il materialismo di chi pensa soltanto a fare soldi e sistemarsi, quasi fossero gli unici scopi della vita. A lungo andare comparirà inevitabilmente un sordo malessere, un’apatia, una noia di vivere, via via sempre più angosciante”. 

Certo, “gli atteggiamenti negativi possono essere provocati anche dai fallimenti personali, quando qualcosa che stava a cuore, per cui ci si era impegnati, non va più avanti o non raggiunge i risultati sperati. Può succedere in campo scolastico, o con le ambizioni sportive, artistiche… La fine di un ‘sogno’ può far sentire morti”, aggiunge Bergoglio, “Ma i fallimenti fanno parte della vita di ogni essere umano, e a volte possono anche rivelarsi una grazia”.

“Vi vogliono connessi e isolati”

Male di vivere, insomma, spontaneo per chi non ha gli strumenti per difendersi. Ma talvolta anche indotto. Quella di Bergoglio è una dura accusa verso chi, consapevolmente oppure no, indica nel digitale non uno strumento, ma un fine. Non un modo per essere vicini agli altri, ma la vicinanza stessa. Con il risultato di creare – anche negli adulti, si badi – narcisi solitari pronti per finire in uno specchio d’acqua digitale, a furia di verdervi riflessa la propria immagine.

“Oggi spesso c’è ‘connessione’ ma non comunicazione. L’uso dei dispositivi elettronici, se non è equilibrato, può farci restare sempre incollati a uno schermo”, scrive ancora Bergoglio ai giovani, in quella che è di fatto la seconda critica al mondo digitale in pochi giorni. La settimana scorsa invitò, per la Quaresima, a “spegnere il tablet ed aprire la Bibbia”. In Vaticano, poi, alcuni giorni fa è stata firmata una vera e propria Carta Etica per l’uso moralmente valido degli algoritmi e di tutto ciò che vi ruota attorno.

“In una cultura che vuole i giovani isolati e ripiegati su mondi virtuali, facciamo circolare questa parola di Gesù: “Alzati!”, è la conclusione del Papa. Che ai giovani dice di farsi sentire, di proporre, di assumersi le proprie responsabilità. Si direbbe linguaggio antico, o vecchio di qualche decennio. I meno giovani possono essere affascinati da un richiamo ad espressioni anni ’60. Che vengano ripetuti oggi dal Papa è cosa che la dice lunga.

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