Cronaca

Assolto l’oste di lodi che uccise un ladro entrato nel suo locale

assolto oste lodi uccise ladro

 Pixabay

 Tribunale

Assolto per non avere commesso il fatto. Finisce così, almeno in primo grado, la vicenda giudiziaria di Mario Cattaneo, l’oste settantenne di Casaletto Lodigiano accusato di eccesso colposo di legittima difesa per avere ucciso uno dei tre ladri entrati nella sua trattoria. La sua storia era diventata fin da subito anche un caso politico.

Matteo Salvini aveva pranzato con lui nel locale esprimendogli vicinanza, i sindaci della Lega erano scesi in piazza al motto ‘Io sto con Mario’ e la Regione Lombardia, prima volta in Italia, gli aveva concesso un contributo di 30 mila euro a copertura delle spese legali, su iniziativa dell’assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato, che oggi era in aula al fianco dell’oste.

Anche l’epilogo ha suscitato reazioni politiche, con la Lega che ha esultato sostenendo che il verdetto sia arrivato “grazie alla nostra riforma”. Non è così però per il procuratore lodigiano Domenico Chiaro, che aveva chiesto una condanna di 3 anni: “È probabile, anche se per avere la certezza bisogna aspettare le motivazioni, che il giudice abbia accolto la tesi della difesa che il colpo fosse partito accidentalmente durante una colluttazione. In questo caso, la riforma non c’entra nulla”.

Reazioni soddisfatte sono venute anche dalla presidente di FdI, Giorgia Meloni (“Un’ottima notizia”), dal presidente della Lombardia Attilio Fontana (“giustizia è fatta”), e di diversi altri esponenti della Lega tra cui il vice presidente del Senato, Roberto Calderoli.

La vicenda

La vita tranquilla di Mario Cattaneo cambia poco prima delle quattro del mattino tra il 9 e il 10 marzo 2016 quando viene svegliato da forti rumori provenienti dalla sua osteria al piano di sotto. Imbraccia un fucile da caccia e assieme al figlio Gianluca sfonda il portone che lo separava dal bar – ristorante dove uccide uno dei ladri che, assieme a 3 complici, era entrato per rubare le sigarette.

La vittima, il 32enne romeno Petre Ungureanu, viene trovata a qualche centinaio di metri dall’Osteria des Amis. L’accusa per l’oste è omicidio volontario. Il 12 marzo il ristoratore riapre il locale: “Volevo farlo a ogni costo, cucinare mi aiuta a non pensare. Ricordo che la porta era bloccata da un mobile – racconta ai cronisti – L’ho aperta con un calcio e ho sentito qualcuno dall’altra parte che mi tirava verso il basso per la canna della doppietta. Mentre cadevo è partito il colpo, mi trovavo sul fianco quando è partita l’esplosione. Il colpo partito ha raggiunto non il rapinatore che mi teneva per il braccio, ma un altro che stava scappando. Poi sono caduto e lui mi ha trascinato per qualche metro. Non mi sono accorto se ho ferito qualcuno”.

Dall’autopsia emerge che il colpo, uno solo e non due come aveva riferito un testimone, è stato sparato da una distanza molto ravvicinata. La posizione di Cattaneo si alleggerisce di molto nella chiusura delle indagini in cui il reato diventa eccesso colposo di legittima difesa anche sulla base di una perizia del Ris da cui emergono tracce di dna di un terzo soggetto sull’arma.

Il dato, assieme anche a quello delle costole rotte di Cattaneo, compatibili con un ‘corpo a corpo’, renderebbe credibile la tesi del colpo fortuito alla schiena partito dal fucile. Quella che, conferma anche l’avvocato Vincenzo Stochino, sarebbe stata accolta dal tribunale senza dover attingere alla riforma che, quando entrò in vigore, suscitò il plauso dell’oste (“Così finira la mia agonia”, furono le sue parole). Il procuratore Chiaro si è riservato di valutare se ricorrere in appello dopo avere letto le motivazioni: “Non è una decisione da prendere in via preventiva, ma solo dopo avere ponderato gli argomenti della sentenza”.

Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it

Post simili: