Perdite dal 60 al 70% per il settore vitivinicolo “Made in Piemonte” a causa della situazione creatasi per la pandemia in atto. E’ la stima di Coldiretti Piemonte dopo che dall’ inizio dell’emergenza coronavirus si è bloccato il commercio di vino a causa delle limitazioni imposte per il contenimento del contagio, “con il numero in continua crescita di bottiglie rimaste ferme in cantina”.
“Come vari comparti della nostra agricoltura, non mancano i primi segnali di speculazioni sul vitivinicolo – afferma Marco Reggio presidente di Coldiretti Asti con delega regionale al settore vitivinicolo – con prezzi e consumi in aumento, soprattutto nella GDO, in questo momento delicato in cui a soffrire maggiormente sono i produttori che attuano la vendita diretta e quelli che lavorano in larga parte con i paesi stranieri. Dalle prime stime che abbiamo effettuato le perdite vanno dal 60 al 70% per il comparto “Made in Piemonte”. Il vino piemontese, che vanta 42 Doc e 17 Docg, è cresciuto proprio scommettendo sulla sua identità e questo ha permesso di conquistare sempre più anche i palati stranieri”.
Da qui la richiesta di aiuto per il settore: “per prevenire il collasso, oltre al piano salva vigneti, sono necessarie specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, senza le limitazioni previste dal decreto “Cura Italia” – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – Una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese, con interventi emergenziali a livello nazionale e comunitario, senza appesantimenti burocratici”.
“Oltre a queste manovre per spingere il vino piemontese di qualità è fondamentale – concludono Moncalvo e Rivarossa – ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy nel mondo, che rappresenta un’eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale”.