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Ghiacciaio Monte Rosa
Circa il 70% dell’acqua dolce che il mondo ancora conserva è contenuta, in forma solita, nei ghiacciai. Potremmo tranquillamente considerare i ghiacciai una delle nostre riserve più importanti ed è inutile specificare quale enorme disastro rappresenti lo scioglimento dei ghiacciai, che spariscono, giorno dopo giorno, secondo il World Glacier Monitoring Service dell’università di Zurigo, per l’esattezza, tra il mezzo metro e il metro l’anno.
Surriscaldamento globale ed effetto serra stanno creando un danno pronosticabile sì, ma non si sa quanto arrestabile, e gli effetti deleteri potrebbero andare ben oltre ciò che pensiamo. Quando infatti il ghiaccio abbandona il suo stato solido per tornare ad essere acqua, ciò che viene liberato nell’ambiente è anche ciò che quell’acqua ha accumulato, conservato, trattenuto fino ad allora.
Una sorta di registratore dai contenuti incancellabili, dunque resti di corpi umani e animali, reperti archeologici, piante e animali naturalmente, ma anche, ed è proprio su questo che si basa un articolo scritto dal sito businessinsider.com, quelli che vengono descritti come “batteri zombie” o carbonio.
Addirittura, secondo un gruppo di ricercatori dell’Università di Plymouth, i ghiacciai avrebbero anche assorbito il cosiddetto fallout radioattivo. Si tratta dei residui di tutte le esplosioni nucleari avvenute da quando l’utilizzo del nucleare è stato concepito e più volte testato. Sono circa duemila le esplosioni subìte dal nostro pianeta affinché si studiasse e mettesse appunto questa pericolosissima energia, tra scoppi controllati e incidenti alle centrali.
Duemila esplosioni che non potevano non lasciare sgradevoli strascichi, una altissima quantità di particelle leggerissime, che dopo aver percorso chissà quanti chilometri sono andate a poggiarsi e a rimanere incastrate in un blocco di ghiaccio.
L’esempio più lampante è il disastro di Chernobyl che liberò nell’aria tanto di quel cesio 137, un metallo alcalino molto solubile in acqua e chimicamente tossico, da aver contaminato orsi, cervi e cinghiali dall’Europa all’Asia.
Come continua businessinsider.com “gli scienziati hanno analizzato 17 ghiacciai nell’Artico, in Islanda, in Antartide e nelle Alpi, e hanno trovato i radionuclidi intrappolati in un sedimento chiamato crioconite, una formazione polverosa superficiale, che combina materiali inorganici e organici, come piccole particelle di roccia, carbone, funghi, batteri, resti vegetali e che riempie i fori di fusione. Si tratta di una spugna perfetta per ogni tipo di inquinante ambientale che arriva con neve e pioggia”.
Secondo una ricerca appena pubblicata dall’Istituto federale svizzero di Tecnologia, di questo passo entro il 2100 i ghiacciai potrebbero scomparire del tutto, quella potrebbe davvero essere l’inizio della fine, perché se le sostanze tossiche incastonate nei ghiacciai dovessero finire nelle falde acquifere e quindi, di conseguenza, rapidamente nella nostra catena alimentare, i danni provocati potrebbero essere altissimi e irreparabili.
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