No, la Sardegna non è una zona franca per chi ha lasciato le regioni del Nord Italia più colpite dal coronavirus per raggiungere le seconde case in Sardegna, in particolare al mare, prima che l’intero territorio nazionale diventasse zona rossa. L’esodo, secondo quanto denunciato dai sindaci sardi, è cominciato oltre due settimane fa, da fine febbraio, dopo le prime restrizioni il Lombardia e poi in Veneto.
La Regione già nell’ultimo week-end del mese scorso aveva fatto scattare le prime misure di protezione, con controlli coi termoscanner negli aeroporti, ma poi, di fronte a una sorta di ‘invasione’ anche via mare ha dovuto imporre restrizioni drastiche e obblighi per i ‘transumanti’, validi fino al 3 aprile e che da ieri sono diventati retroattivi per i 14 giorni precedenti: quarantena obbligatoria nei luoghi di domicilio e la segnalazione alle autorità sanitarie del luogo in cui si può essere, in qualunque momento, rintracciati.
Sono misure giustificate dal fatto che la Sardegna non ha avuto un focolaio autoctono: i primi casi, che poi hanno portato agli attuali 34 in pochi giorni, sono tutti di ‘importazione’. Non deve stupire, quindi, la ‘schedatura’ – prevista dall’ordinanza e condivisa con le forze dell’ordine per far rispettare gli obblighi – di coloro che dalle prime zone rosse del Nord Italia già 14 giorni fa hanno pensato di approdare in Sardegna in attesa di tempi migliori.
Compagnie aeree e di navigazione e le società di gestione degli scali sono obbligate ad acquisire e mettere a disposizione della Regione “i nominativi e i recapiti dei viaggiatori trasportati a decorrere dal 24 febbraio 2020 sulle linee di collegamento con la Sardegna, secondo le modalità da concordare con la direzione generale della protezione civile”, si legge nell’ordinanza firmata ieri dal presidente della Regione e valida fino al 3 aprile prossimo. Le informazioni personali del ‘censimento’ confluiranno in una banca dati della Regione che sarà utilizzata “esclusivamente per le azioni di monitoraggio dei soggetti interessati nei quattordici giorni di prescritto isolamento fiduciario e in collaborazione con le forze dell’ordine, i Comuni e le aziende sanitarie territorialmente competenti”. Il mancato rispetto delle misure previste dall’ordinanza costituisce reato.
“Il tutto si è reso necessario per la sconsideratezza di troppi che hanno scelto la Sardegna come luogo per ‘svernare’ fregandosene di tutto e tutti. Con un egoismo e una superficialità che lasciano sgomenti”, commenta il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana, dopo aver ringraziato il presidente della Regione per la tempestività del provvedimento. “So che ci saranno dei problemi per molti conterranei, ma la situazione sta assumendo le dimensioni di un’emergenza che non può essere affrontata con strumenti normali”.
“È fondamentale l’opera e la vigilanza attenta dei sindaci, che potranno intervenire indicando alle autorità sanitarie e alle forze dell’ordine eventuali situazioni di pericolo per la popolazione e di inosservanza delle norme”, precisa Franco Mula, già sindaco di Orosei (Nuoro) e capogruppo del Psd’Az (il partito del presidente Solinas) in Consiglio regionale. “Restiamo dell’avviso che la richiesta rivolta al governo dal presidente sia la strada migliore da seguire nell’emergenza: il blocco totale dei collegamenti passeggeri con la Sardegna, che non pregiudicherebbe in alcun modo il normale traffico delle merci”.
Intanto, la Protezione civile regionale ha dispiegato un migliaio di uomini nelle strutture pre-triage allestite per il controllo dei passeggeri in arrivo nei porti e negli aeroporti della Sardegna. Fino a ieri erano stati controllati circa 95 mila passeggeri. Nel solo aeroporto di Cagliari sono stati oltre 70 mila persone, 22 mila in quello di Alghero, 3 mila nei porti di Cagliari e Olbia.
“Confido molto nel buon senso e nella ragionevolezza dei cittadini davanti a questa grande emergenza nazionale”, risponde il presidente Solinas all’AGI a proposito di come si faranno rispettare gli obblighi retroattivi per chi è arrivato in Sardegna in ‘fuga’ dalle prime zone rosse. Le forze dell’ordine andranno a ‘cercare’ chi non si è adeguato, grazie al ‘censimento’ previsto? “L’ordinanza va ora vista in combinato col Dpcm”, precisa Solinas, “che ha esteso all’intero territorio nazionale le misure preventive delle zone rosse. La sanzione per la mancata osservanza delle prescrizioni è quella prevista dall’articolo 650 del codice penale, salvo il fatto che non costituisca più grave reato”. La pena è l’arresto fino a 3 mesi o l’ammenda fino a 206 euro. “Questo significa”, conclude il presidente della Regione Sardegna, “che tutte le forze dell’ordine sono tenute a far osservare le prescrizioni”.
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