In una Viareggio assolata e spettrale come mai era accaduto nelle feste pasquali, c’è chi lavora per prepararsi al futuro, cercando di buttare il cuore oltre l’ostacolo.
È la famiglia Giannessi, da generazioni gestori di stabilimenti balneari, che da sempre risiede su quel tratto della Versilia dove nacque in Italia il primo ‘bagno’, come i toscani chiamano gli stabilimenti.
Era l’estate del 1828. Tra incertezze e fughe in avanti, sorge l’alba di una nuova epoca. Signore e ragazze, bene attente a non sfiorare un granello di sabbia, scarpe, gonna, corsetto e cappellino, camminano sopra alla pedana di legno che conduce al mare, pronte a mettersi il costume di lana.
Certo, perché da bagnato è il tessuto che meno aderisce al corpo… E l’intuito di Maria Luisa di Borbone, duchessa di Lucca, che diede il via a un’attività fino ad allora sconosciuta, l’industria balneare, centrò il bersaglio e portò sviluppo e ricchezza per l’intera area.
Ma oggi che il mondo si è fermato la “ripartenza significa sfida”, spiega Oreste Giannessi, titolare del bagno Nettuno, “il terzo sorto in Italia e con lo stesso nome dal 1865”. Tra gli altri record, anche “il primo ad aprirsi a una clientela femminile e maschile, prima infatti solo le donne potevano andare negli stabilimenti”.
“Oggi, siamo di fronte ad una nuova scommessa”, spiega Giannessi. “Una scommessa contro il destino, cercando di risollevare questo tipo di turismo. Se si salva, si risolleva l’economia. Il nostro è un turismo anche di emozioni. Pur non sapendo cosa accadrà domani, dobbiamo iniziare a navigare, sperando solo che la tempesta passi presto. E – come accade nella sala controllo di una nave dove alla tolda c’è il comandante – ci muoviamo per impostare ogni giorno il lavoro sulla base delle novità che emergono”.
Per la prossima stagione “io sono ottimista, ma credo che per il turismo italiano, per l’economia, sarà durissima. Serviranno aiuti concreti e subito”, sottolinea l’imprenditore.
Al netto della pandemia, tra i tanti nodi ancora da sciogliere per il settore, “noi balneari italiani alla fine di quest’anno abbiamo le strutture in scadenza, abbiamo una proroga da parte del governo fino al 2035…ma molti comuni non hanno rilasciato la proroga e questo è gravissimo. Noi non abbiamo bisogno di soldi, ma di certezze. Dobbiamo andare oltre la legge che prevede che ogni tot d’anni gli stabilimenti vadano all’asta”.
“Ma io mi affaccio ogni mattina alla mia finestra – prosegue Oreste – e guardo in faccia alla lezione per il futuro ci sta dando il presente” e proprio per questo “io e la mia famiglia ci stiamo convincendo che l’emergenza ci sta proponendo nuovi modi di pensare. Ora non so ancora bene quali, ma di sicuro domani sarà tutto diverso”. Per questo “stiamo studiano e organizzando nuove mappe per come muoversi nello stabilimento.
A partire da nuovi ingressi a mare, alle distanze di sicurezza da rispettare, agli ordini per mangiare, che avverranno via WhatsApp. “Appena pronto il cliente verrà a ritirare quanto ordinato nei nostri ristoranti. Certo, questo è quello che stimo pensando, poi la realtà sarà condizionata dalle indicazioni che ci daranno gli scienziati. Io sono ottimista – conclude – e penso che tra qualche anno potremo riabbracciarci nuovamente”.
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