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Resia
Troppe minigonne in chiesa e per don Zannier l’abbigliamento succinto delle ragazze è “carne al vento”. Si tratta della dura presa di posizione del vicario parrocchiale di Resia, paesino di neanche 1000 abitanti in provincia di Udine, contro il modo di vestirsi di alcune giovani fanciulle durante una recente funzione. Ma per farlo don Alberto Zannier non ha scelto il pulpito, ma ha messo tutto nero su bianco in un testo dal titolo “Cosce resiane Igt?” che i fedeli si sono trovati a leggere nelle chiese della Val Resia durante lo scorso fine settimana, lasciando tutti a bocca aperta.
Tutto nasce – secondo quanto riporta il Messaggero Veneto di Udine – dalla funzione del primo gennaio. E stato nel corso di quella santa messa che la gonnellina di qualche ragazza ha irritato don Alberto, che ha affidato i suoi pensieri a dei foglietti che ha distribuito nelle cinque chiese resiane. “A San Daniele c’è crisi. Le famose cosce di prosciutto soffrono il mercato. Ma a Resia – si legge nel foglietto – un altro tipo di cosce non conosce crisi! Pochi giorni fa potevamo assistere infatti a una bella carrellata di cosce ben in vista”.
Ad avvalorare il riferimento alle giovani “nel mirino” c’è il paragrafo seguente: “Ma ahimé – ha aggiunto don Zannier – non di prosciutto San Daniele Dop: magari! Ma suadenti e sinuose cosce femminili che facevano la loro comparsa dal di sotto di mini (troppo mini) gonne di baldanzose adolescenti nel pieno della loro esuberanza”. Il testo ha cominciato a girare, sugli smartphone e sui social, già da sabato scorso. Ma don Zanier continua e non va giù leggero.
“È una questione – precisa il vicario parrocchiale – di grave mancanza di rispetto sotto tre aspetti. Quello verso il corpo di una donna: viviamo in una società così ipocrita che se da un lato condanna il femminicidio, dall’altro esalta la donna come merce di uso e consumo. E la dignità femminile dov’è? E la purezza, il candore, la bellezza di una donna, di una sposa dove sono? Certe scene da film hard – insiste – sono lesive della dignità della donna stessa che da un lato denuncia le molestie e dall’altro non si accorge di diventare merce essa stessa”.
La seconda, presunta mancanza di rispetto è quella verso gli altri perché, per il sacerdote “mostrare carne al vento a più non posso è una gravissima forma di maleducazione verso chi mi sta vicino perché potrei urtare la sua sensibilità o addirittura provocare la sua sessualità”. Infine, don Alberto rimarca che “presentarsi davanti al sacerdote vestiti in un certo modo è un insulto e una provocazione” prima di lanciarsi nell’ultima stoccata con un obiettivo ben chiaro: “E in tutto questo – conclude – di chi e’ la colpa? Delle ragazze? Ma anche no. Delle mamme! Care mamme, quando le vostre figlie escono da casa, vedete come vanno in giro? Come vanno vestite a messa?”.
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