Sotto il fuoco nemico, però, i patrioti avevano fatto incetta di munizioni dalle giberne dei caduti e scavato pure una trincea nei pressi del cimitero da dove, al riparo, possono cogliere tutte le mosse tedesche. Sul campo di battaglia vengono allora lanciati i razzi illuminanti e i maiellini lo spazzano con le armi automatiche e il lancio di granate. I tedeschi non riescono a sfondare la prima linea e neppure ad aggirarla perché una piccola squadra di patrioti mette in fuga un’intera colonna colta allo scoperto. Sparano nuovamente i mortai fino all’alba del 29 e un nuovo attacco si infrange contro la tenacia della Brigata Maiella. Poi ancora l’artiglieria, per l’intera giornata, ma solo per la rabbia di non essere riusciti ad avere ragione di quei soldati con il tricolore al bavero invece delle stellette.
Nella battaglia cade Amleto Contucci, operaio di 35 anni di Sulmona, e Tarcisio Tassi, 22 anni, contadino di Castelplanio; il sergente Giuseppe Bianchi, meccanico di 22 anni di Vestone, è stato ferito gravemente e recuperato dal comandante Domenico Troilo con l’aiuto di alcuni volontari, ma in ospedale non riuscirà a sopravvivere alle lesioni provocate dalle schegge: presago della fine, le sue ultime parole saranno per la madre, la famiglia e la fidanzata. Sarà decorato alla memoria di medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Per i suoi compagni, però, non è ancora finita. Alle tre del 30 i paracadutisti tedeschi e i repubblichini lanciano un attacco in forze, con l’appoggio dell’artiglieria.
La proposta di resa viene respinta
Gli esausti patrioti danno fondo alle ultime energie fisiche e nervose e alle residue munizioni. Respingono la proposta di resa e ingaggiano battaglia all’ospedale, dove tutti i feriti che sono in grado di maneggiare un’arma sparano assieme ai volontari e i civili e il personale ricaricano freneticamente i caricatori con i colpi. La vicina vallata con i campi di granturco è investita dal fuoco delle armi automatiche perché cela l’avanzata dei tedeschi. Lo scontro è furioso. Anche il quarto tentativo fallisce e anche stavolta i tedeschi non possono far altro che tirare su Montecarotto con i mortai per coprire la ritirata definitiva.