AGI – Un gioco di luci fluorescente che simula la superficie iridescente dell’acqua e poi la scritta, che appare drammaticamente nell’oscurita’, ‘Help’, il grido d’allarme degli oceani. E “What about the 8%?”, la nuova installazione di Maria Cristina Finucci, pensata e allestita per l’Istituto italiano di cultura di Los Angeles.
Inaugurata nel patio dell’istituto, l’installazione, che rimarrà fino al 18 ottobre, pone la scottante questione dell’inquinamento da detersivi negli oceani. Qualcuno si è mai chiesto che fine fanno i milioni di litri di detersivo che si riversano ogni anno nei mari? È il residuo dei bucati, milioni e milioni, fatti ogni giorno sul pianeta; perché i detersivi sono biodegradibili ma non del tutto, quando va bene al 92%. E il rimanente 8%? Cosa succede a quell’8%? Qualcuno si cura di quell’8%? Ecco il senso di ‘What about the 8%’.
Pensata per la settimana del Contemporaneo 2022, l’installazione riproduce la superficie marina nel patio dell’istituto, diretto con grande attivismo da Emanuele Amendola. Finucci vuole dare al visitatore l’impressione di trovarsi in mezzo al mare, immersi nell’acqua; e proprio lì, a differenza dal mondo reale, il detersivo disciolto risulta visibile grazie a un reagente che lo colora. Risultato: un effetto fluorescente innaturale. E al calare della luce diurna, appare la richiesta di aiuto da parte degli oceani: il grido “HELP”, ormai cifra stilistica dell’artista.
Le plastiche residue hanno creato cinque enormi, sconfinate zolle galleggianti sull’acqua prodotte da ciò che ciascuno di noi abbandona senza cura: buste, ciabatte di gomma, secchielli abbandonati, bottiglie usate una sola volta, bicchieri e piatti di plastica gettati via. Architetto, artista, ma anche attivista ambientale, Maria Cristina Finucci denuncia da anni il problema dell’inquinamento da plastica negli oceani.
Lo fa con la poderosa energia di chi vuole smuovere le coscienze di tutti, ma anche con il garbo e la grazia di un poeta. Con i progetti di WasteLand e la costituzione del Garbage Patch State, lo Stato immaginario fondato l’11 aprile 2013 a Parigi, presso la sede dell’Unesco, ha reso concreta la cifra di fondo di questa denuncia; e con una straordinaria sensibilità ha saputo, con grande anticipo, porre l’accento sul tema della cura della ‘casa comune’, il pianeta.
L’inaugurazione dell’installazione artistica è stata accompagnata da una conversazione proprio su questi temi tra l’artista e Marisa Caichiolo, artista lei stessa, fondatrice di Building Bridges Art Exchange a Santa Monica e curatrice di DIVERSEartLA. Il dibattito si è concentrato sull’impatto che l’arte provocatoria e visibilmente sorprendente può avere sulla consapevolezza dell’attuale emergenza climatica.
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