AGI – Il suo cuore, da quando è nata, dieci anni fa, batteva a destra e presentava diverse malformazioni. Ora, uno straordinario intervento eseguito da una équipe dell’Ospedale del Cuore della Fondazione Monasterio di Massa ha praticamente fatto rinascere la piccola Nicoleta.
La bambina era arrivata a luglio dalla Moldavia con una diagnosi importante: trasposizione congenitamente corretta delle grandi arterie in destrocardia con atresia polmonare ed ampio difetto del setto interventricolare.
La piccola, già quando aveva solo nove mesi, era stata sottoposta in Moldavia a un percorso chirurgico; nel frattempo era partito un percorso di cooperazione sanitaria internazionale, svolto dall’Associazione “Un cuore un mondo” e dalla Fondazione Monasterio.
A luglio Nicoleta è arrivata in Italia per completare con un’altra operazione un percorso chirurgico palliativo iniziato in Moldavia. Ma dopo settimane di studio e confronto nel team multidisciplinare formato da cardiochirurghi, cardiologi e cardio-anestesisti, i medici, all’unanimità, decidono di sottoporre Nicoleta a un intervento completamente diverso, lungo, estremamente delicato, ma risolutivo per il suo cuore.
L’operazione ha impegnato l’équipe per circa 10 ore in sala operatoria ed è stato classificato, per complessità e rischio di mortalità, al livello più alto secondo la classificazione della “Society of Thoracic Surgeons – European Association for Cardio-Thoracic Surgery Congenital Heart Surgery Mortality Categories”.
Ora, la risonanza magnetica cardiaca post operatoria ha dimostrato che il suo cuore è stato corretto al 97 per cento: Nicoleta potrà condurre una vita normale. L’intervento è stato eseguito da una équipe guidata da Vitali Pak, da oggi direttore della cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale del Cuore di Massa della Fondazione Monasterio.
Cinquantenne, nato in Uzbekistan da genitori coreani, Pak ha completato i suoi studi universitari di medicina e di specializzazione in cardiochirurgia in Russia. Dal 2012 rientra in Italia dopo alcune esperienze negli ospedali di Bergamo, Parigi, Cincinnati nella cardiochirurgia neonatale, come quella relativa a un intervento su un bambino di un giorno, del peso di 400 grammi e il cuore delle dimensioni poco più grandi di una noce.
“È stata una scelta difficile, ma assolutamente condivisa con tutta la squadra: noi eravamo pronti – spiega Pak -. Tre erano le difficoltà dell’intervento: la rara cardiopatia congenita, la morfologia del cuore a destra, e il fatto di dover intervenire su un cuore che già aveva subito un’operazione, elemento che, quindi, aggravava il – già presente – rischio operatorio. Bisogna avere coraggio, e credere nell’équipe: e io ci credo, nei singoli, come medici e come persone, e nel gruppo. Per questo, ringrazio Gaia Viganò e Duccio Federici, i cardiochirurghi che erano al mio fianco, Alexandru Morosan, il cardio-anestesista che era in sala, Alba Buselli, tecnico perfusionista, Daniela Pardini, tecnico di anestesia, e Rossana Vinciguerra, strumentista di sala”.
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