Quella delle mascherine della EcoTech per la Regione Lazio è una delle vicende più ingarbugliate di tutta la gestione dell’emergenza coronavirus. Inizia ai primi di aprile, quando l’opposizione di centrodestra in Regione chiede a Nicola Zingaretti di farsi restituire l’anticipo versato per la fornitura da 35 milioni di euro per sette milioni di presidi da parte dell’azienda di Frascati (che però si approvvigiona in Cina).
L’11 aprile Zingaretti annuncia che il giorno prima sono arrivate le prime 800 mila mascherine e che “nei giorni successivi” ne sarebbero arrivate altre 6 milioni” e assicura che “non esisteva alcuna truffa” ma di un ”semplice ritardo nella consegna”. Non solo: il presidente della Regione accusa l’opposizione che, se si fosse fatto come richiesto dal centrodestra, “oggi nel Lazio sarebbero mancate 800 mila mascherine da distribuire ai nostri operatori sanitari” e invece “dopo le rassicurazioni dell’azienda e la polizza assicurativa sulla caparra, si è scelto responsabilmente di aspettare qualche giorno, certi che l’impegno sarebbe stato mantenuto”.
Due settimane più tardi, però, la Regione Lazio cambia idea e risolve i contratti con la EcoTech “per il mancato rispetto di tutti i termini concessi alla società, compreso quello legato alla mancata consegna della merce con volo del 23 Aprile, e preso atto che la EcoTech pur avendo proposto di completare le forniture, non è stata in grado di dare certezze sui tempi e sulle modalità”.
La giunta intima alla EcoTech di restituire il denaro ricevuto entro 5 giorni, (pena l’escussione della polizza fideiussoria appositamente rilasciata), e di risarcire tutti i danni subiti “dalla sua condotta colpevole”.
Sulla vicenda la Procura di Roma apre un’indagine indaga ipotizzando il reato di inadempimento di contratti di pubbliche forniture e tre giorni più tardi – il 27 aprile – Anna Perna e Sergio Mondin, rispettivamente rappresentante legale e collaboratore della società EcoTech, chiedono di essere ascoltati dal pm “per chiarire ogni aspetto della complessa e articolata vicenda”.
Secondo gli avvocati Cesare Gai e Giorgio Quadri, “il comportamento della EcoTech è stato costantemente improntato alla massima trasparenza e correttezza nei confronti della Pubblica Amministrazione, con la quale sono in corso costanti interlocuzioni finalizzate a risolvere problematiche indipendenti dalla compagine sociale, che è stata significativamente danneggiata da condotte altrui che non si esiterà a rappresentare al pubblico ministero onde consentirne adeguata valutazione”.
La truffa, insomma, se c’è stata, viene da lontano: dai fornitori cinesi, ai quali peraltro – assicurano i legali – “è andata gran parte delle somme ricevute in acconto dalla Regione Lazio nella certezza del puntuale rispetto degli accordi contrattuali”.
E mentre fanno sapere di avere appreso “con rammarico dal web che la Regione Lazio avrebbe risolto il proprio rapporto con la EcoTech “sebbene non sia stata ancora notificata alla società alcuna comunicazione al riguardo”, gli avvocati rilanciano e parlano di “pressione mediatica determinante rispetto alla possibilità di mantenere in vita gli accordi e far ottenere in ogni modo le mascherine alla Regione”
L’ultima parola oggi, sabato, è di Zingaretti. “Se c’è stata una truffa noi chiederemo giustizia e combatteremo per difendere i cittadini della nostra Regione, perché sarebbe davvero odioso se di fronte al dramma del coronavirus qualcuno se ne fosse approfittato in quelle giornate” ha detto il presidente, “assicuro che lotteremo per ottenere giustizia su questa vicenda nel nome dei cittadini del Lazio”.
Post simili:
- Maltempo: Zingaretti dichiara stato di calamità nel Lazio
- Arcuri: distribuiremo tutte le mascherine che servono per la Fase 2
- In arrivo in Piemonte 5 milioni di mascherine
- Nel Lazio la mascherina è obbligatoria anche per incontri all’aperto
- Blitz degli animalisti interrompe il discorso di Zingaretti: “Vergogna, strumentalizzate un tema nobile”