Estate sempre più vicina, ma ancora nessuna indicazione su come far ripartire gli stabilimenti sul mare. Il mondo del turismo balneare protesta e chiede al governo risposte e indicazioni chiare che ancora non arrivano.
“Vogliamo risposte. Governo svegliati, avvia un confronto e cerca di dare input a un comparto che conta 30 mila imprese e 300 mila addetti” lamenta Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari, associazione che riunisce le imprese balneari aderenti, a livello nazionale, al sistema Federturismo Confindustria. E all’AGI racconta di aver inviato diverse lettere ai rappresentanti dell’Esecutivo – in tutto sono cinque, la prima datata 3 marzo indirizzata a Conte e al commissario per l’emergenza Angelo Borrelli, l’ultima del 19 aprile rivolta alla Task force governativa – e che “sono rimaste senza un riscontro, senza una risposta”.
“Le lettere – spiega Licordari – erano finalizzate ad avviare un momento di confronto. Colleghiamoci su una piattaforma social e facciamo mezz’ora di incontro per capire come dobbiamo riorganizzarci. La nostra preoccupazione non è il ‘quando’ ma è il ‘come'”.
Distanziamento sociale in riva al mare, che cosa significa? Quali le distanze da rispettare tra ombrelloni e lettini? Sanificazione, in che modalità? Guanti, mascherine? Tante le domande inevase, mentre finora hanno fatto notizia le iniziative singole, in ordine sparso, da diverse Regioni.
“Noi le idee e le proposte le abbiamo – spiega il presidente di Assobalneari – ma dobbiamo avere di fronte qualcuno con cui interloquire, non so se Conte o Franceschini, ma qualcuno risponda. Il turismo rappresenta il 13% del Pil e ora finalmente se ne è ricominciato a parlare solo perché un’azienda modenese ha iniziato a ipotizzare l’idea del plexiglass tra gli ombrelloni sulle spiagge.. Ma è inutile che arrivino proposte diverse dal Veneto o dalla Sicilia, il problema non va affrontato in modo regionale, in ordine sparso, servono indicazioni nazionali”.
Anche se un ragionamento diverso andrebbe fatto sulle riaperture. “Sulle aperture – osserva Licordari – concordo che ci sia una differenziazione. Perché se in Lombardia non posso uscire e c’è una situazione più difficile, mentre in Umbria c’è una situazione più felice, considerando che i confini forse restano chiusi, perché l’Umbria deve aspettare? Ragioniamo su questi aspetti”.
“Noi abbiamo capito subito l’impatto sull’economia turistica legata al coronavirus – racconta ancora all’AGI – e già il 3 marzo avevamo scritto a Conte per chiedere l’eliminazione della Direttiva Bolkestein per le concessioni demaniali marittime”. Direttiva europea che prevede che le concessioni demaniali marittime debbano essere assegnate con gara pubblica.
Inoltre, prosegue, “chiediamo l’estensione delle concessioni al 2033 che significa soltanto applicare una legge dello Stato già esistente, approvata nel 2018, quindi vogliamo solo che venga assunta una scelta politica che è a costo zero. Senza garanzie come possiamo immaginare di ripartire? Intanto – continua – abbiamo ben accolto la richiesta dal coordinamento delle Regioni di eliminare il canone demaniale, eliminarlo, perché posticiparlo non serve a nessuno”.
Quindi, la sollecitazione a prevedere agevolazioni fiscali: “Serve un aiuto per le imposte, la Tari se io non produco spazzatura, perché la devo pagare? Chiediamo cose di buon senso”.
Nella lettera, data 11 aprile, indirizzata tra gli altri anche al ministro della Salute, Roberto Speranza, e del Turismo, Dario Franceschini, si legge: “visto il trascorrere del tempo con l’approssimarsi del periodo estivo che normalmente vede l’apertura della stagione balneare il 1 maggio, ritiene indifferibile ed urgente e insiste nella richiesta che sia fatta chiarezza sulle disposizioni relative alle attività consentite sul territorio nazionale ai titolari degli stabilimenti balneari”. Il 1 maggio è arrivato, le risposte ancora no.
“Gli stabilimenti saranno una ‘miccia’, un innesco per far ripartire il movimento turistico nel paese perché siamo a inizio estate – sottolinea il presidente di Assobalneari – se si va nelle spiagge libere la vedo dura, a meno che mettano 7 o 8 vigili urbani a controllare… Per andare in spiaggia nel modo più sicuro possibile, ci sono gli stabilimenti e servono regole chiare per tutti. Chiediamo attenzione, volete ascoltarci? Il presidente del Consiglio ha liquidato il settore del turismo in 3 minuti” lamenta ancora.
Il 29 aprile la Federturismo Confidustria ha mandato 84 pagine a tutti gli interlocutori politici interessati – premier, ministri competenti, presidente della conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini – oltre che al commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, al presidente della Task force Vittorio Colao e al coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo: nero su bianco ci sono le ‘Proposte per linee guida e procedure per la riapertura delle imprese turistiche’ nella Fase 2, dagli stabilimenti balneari alle terme fino al settore nautico e alle discoteche. Un vademecum con idee dettagliate nel merito della formazione del personale, delle distanze sociali, dell’igienizzazione e di tutto ciò che può servire per passare al più presto, questo l’auspicio, dalle parole ai fatti.
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