“Non ci siamo resi conto che quei due fossero carabinieri”. Con la dichiarazione di Christian Gabriel Natale Hjort si è aperto oggi in corte d’assise il processo per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con undici coltellate la mattina del 26 luglio del 2019 nel quartiere Prati, mentre il collega Andrea Varriale se l’è cavata con ferite lievi. Udienza rigorosamente a porte chiuse, celebrata nell’aula Occorsio, con le parti distanziate e munite di mascherine e gli imputati, l’americano Natale Hjort e il connazionale Finnegan Lee Elder, videocollegati rispettivamente dal carcere di Rebibbia e da quello di Regina Coeli.
Il presidente Marina Finiti, dopo una lunga camera di consiglio, ha sostanzialmente accolto le richieste delle difese, sfrondando in alcuni casi la lista dei testimoni. Ci sarà una perizia psichiatrica sollecitata dai difensori di Lee Elder che, al momento dei fatti, stava seguendo una cura e assumeva dei farmaci che poi gli sono stati sequestrati il giorno del delitto durante la perquisizione nella stanza dell’hotel dove alloggiava con l’amico. Verrà fatta una perizia anche sui colloqui in carcere che lo stesso Elder Lee ha avuto (il 2 agosto e poi il 5 e 6 settembre 2019) con il padre e un legale americano, dialoghi che, secondo la difesa, sono stati mal tradotti.
La procura, dal canto suo, ha depositato alla corte il video integrale girato da Varriale quando Natale Hjort è stato portato in caserma, in stato di fermo, bendato e con le mani legate dietro la schiena. L’udienza è stata aggiornata al 29 aprile quando sarà sentito, tra gli operanti, il comandante del nucleo investigativo dei carabinieri, colonnello Lorenzo D’Aloia, che ha svolto le indagini.