“Fuoco alle galere“ ma anche “Solidarietà ai detenuti”: non solo scritte sui muri del fabbricato, ma anche sassi lanciati contro i vetri della porta d’entrata della sede dell’amministrazione penitenziaria dell’Emilia Romagna, in viale Vicini 20 a Bologna, comparse ieri sera dopo le rivolte nelle carceri italiane che hanno visto la situazione più grave nel penitenziario di Modena con 9 detenuti morti, si ipotizza per abuso di farmaci, e 5 ancora ancora in prognosi riservata in ospedale.
Un grave atto vandalico che la dice lunga sul clima in cui sono costretti a lavorare gli agenti della polizia penitenziaria, nel pieno dell’emergenza coronavirus che avrebbe visto un detenuto positivo nel carcere Modenese.
A fomentare il tutto, non solo le restrizioni sui permessi per le visite dei familiari, ma – sospettano gli agenti- le richieste di amnistia e indulto che infiammano la protesta e che potrebbero essere fomentate da fuori.
“Il clima è molto teso” commenta il segretario generale aggiunto del Sappe Giovanni Battista Durante “questo atto dimostra che c’è ostilità anche verso le istituzioni da parte di qualcuno. E questo preoccupa”. Per la sede si è pensato ora a un presidio armato mentre sull’accaduto è stata presentata denuncia. Occorrerà insomma capire da dove arrivano queste minacce: intanto le traduzioni di detenuti, che fanno capo all’ufficio, sono state sospese, dopo gli ultimi trasferimenti da Modena a Parma, nelle Marche e qualcuno pare anche in Calabria.
E mentre nel penitenziario di Modena, dichiarato inagibile, si valuta la possibilità di tenere aperto almeno il nuovo padiglione, costruito 6-7 anni fa, a Bologna la protesta dei detenuti – che ha visto un gruppo di rivoltosi salire sul tetto della casa circondariale lanciando oggetti contro gli agenti, con materassi dati alle fiamme ed automezzi delle forze della polizia incendiati, con 22 persone medicate, 20 detenuti e due agenti di polizia penitenziaria – si registra oggi un decesso ancora tutto da chiarire.
Devastato uno dei padiglioni, dove sono ospitati 600 detenuti, ora tutti chiusi nelle stanze perchè non ci sono più le condizioni di sicurezza per riprendere la normale vita carceraria.
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