Cronaca

Chiesa: Ruini, Preti sposati? sarebbe un errore

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Gaetano Lo Porto / AGF

Camillo Ruini

“Una scelta sbagliata” quella di ordinare sacerdoti dei diaconi sposati, e in questo senso si è orientato a maggioranza il Sinodo. “Spero e prego che il Papa, nella prossima Esortazione apostolica post-sinodale, non la confermi”. Lo dice il cardinale Camillo Ruini in un’intervista al Corriere della Sera.

Si tratta, spiega, di una scelta sbagliata: “Le ragioni principali sono due. Il celibato dei sacerdoti è un grande segno di dedizione totale a Dio e al servizio dei fratelli, specialmente in un contesto erotizzato come l’attuale. Rinunciarvi, sia pure eccezionalmente, sarebbe un cedimento allo spirito del mondo, che cerca sempre di penetrare nella Chiesa, e che difficilmente si arresterebbe ai casi eccezionali come l’Amazzonia. E poi oggi il matrimonio è profondamente in crisi: i sacerdoti sposati e le loro consorti sarebbero esposti agli effetti di questa crisi, e la loro condizione umana e spirituale non potrebbe non risentirne”.

Sta dicendo che un prete divorziato sarebbe un guaio? “È cosi'” taglia corto l’ex presidente della Cei.

Ma lei non ha mai sentito la mancanza di una famiglia, di avere figli? “Vivere il celibato non mi è stato facile: è un grande dono che il Signore mi ha fatto. Non ho però avvertito il peso di non avere figli, forse perché ho goduto dell’affetto di molti giovani. Quanto alla mancanza di una mia famiglia, sono tanto legato a mia sorella Donata (il cardinale indica una signora sorridente dalla fotografia che tiene accanto a quella di Wojtyla), e ho la fortuna di vivere con persone che per me sono come una famiglia” aggiunge.

Cosa si può fare allora per combattere il calo delle vocazioni? Per riempire i seminari? E anche le chiese, spesso disertate dai fedeli? “A tutti questi interrogativi la risposta decisiva è una sola: noi cristiani, e in particolare noi sacerdoti e religiosi, dobbiamo essere più vicini a Dio nella nostra vita, condurre una vita più santa, e domandare tutto questo a Dio nella preghiera. Senza stancarci” conclude.

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