La scienza approda a teatro. “Per parlare di mare” con Piero Angela. Che dagli studi televisivi passa a calcare i palcoscenici. Questa sera all’Auditorium di Renzo Piano a Roma, il 17 dicembre a La Fenice di Venezia. Con un’intervista a Il Messaggero, il popolare uomo della tv, padre di Quark, di Superquark e di Alberto Angela, racconta la nuova esperienza insieme all’esploratore, fotografo e amico Alberto Luca Recchi, uno dei protagonisti dello show “I segreti del mare”, accompagnato dalla voce di Noa nella tappa romana e dal pianoforte del jazzista Danilo Rea in quella veneta, in uno spettacolo condotto da Pino Strabioli, “un’occasione per scoprire le meraviglie e le fragilità del mare, un secondo paradiso che rischiamo di perdere”.
Lo spettacolo, che sarà diviso in tre parti, riguarderà le curiosità sul mare mentre le altre due saranno sone “legate alle storie di Alberto Recchi e mie” spiega Angela che racconterà “la storia del mare dal punto di vista della ricerca”. “Parlerò dell’evoluzione dell’uomo – racconta nell’intervista – della vita nei mari e dei problemi che si creano con il riscaldamento terrestre”. Si parla tanto delle foreste e poco degli oceani, aggiunge. Ma “gli oceani assorbono un terzo dell’anidride carbonica e producono un terzo di ossigeno in più dell’Amazzonia. Se turbiamo il loro equilibrio, dobbiamo aspettarci grandi guai”.
Al quotidiano che osserva che Greta Thunberg non fa che ripeterlo, Piero Angela obietta che “queste cose si sapevano anche trent’anni fa, ma nessuno le voleva ascoltare” e che “i movimenti ecologisti sono sempre esistiti”, ma la differenza è che oggi “le cose stanno peggiorando”. E il motivo va ricercato nel fatto che gli “accordi d Parigi sono disattesi da paesi che a parole dicono di rispettarli poi non lo fanno” cosicché oggi “si vive· nell’eterno presente” e “navighiamo a vista”. Il problema allora qual è? “Il problema è l’uomo” risponde Angela.
Ma tornando al mare, Angela sostiene che “miliardi di anni fa le forme viventi si sono sviluppate nell’acqua. Con gli organismi policellulari nasce la vita. E con la vita anche la morte, perché prima di loro i batteri tecnicamente non morivano mai: si replicavano in continuazione, l’uno perfettamente identico all’altro. La vita che nasce insieme alla morte: lo trovo un concetto molto affascinante, dice il giornalista e divulgatore scientifico. È il ciclo della vita, che è in fondo la cosa che affascina di più.
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