Il Tar della Lombardia ha dato ragione a un cittadino extra-comunitario, che si era visto negare il rinnovo del permesso di soggiorno, e condannato il ministero dell’Interno al pagamento delle spese legali. La sentenza riguarda uno straniero a cui era stato negato il rinnovo del permesso di soggiorno (nel 2017 e poi nel 2019) e a cui era stato intimato di lasciare l’Italia entro 15 giorni.
La Questura di Milano aveva rigettato la richiesta dell’uomo “in ragione sostanzialmente della condanna subita” nel 2014 per “violenza domestica” ai danni della moglie. Tuttavia, secondo il Tribunale amministrativo, l’amministrazione aveva preso la decisione “senza attendere” il procedimento di riabilitazione “attivato dal ricorrente”.
La Questura, inoltre, avrebbe omesso anche la relazione del 2017 dell’assistente sociale del Comune di San Donato (Milano), nella quale “emergerebbe l’affidabilità e la piena integrazione sociale e lavorativa del ricorrente”.
Tra gli elementi a favore del cittadino extra-comunitario il Tar individua: “il provvedimento di riabilitazione” emanato dal Tribunale di sorveglianza; la cessazione del rapporto con la moglie; “il pieno inserimento sociale e lavorativo” come operatore professionale per l’assistenza ai disabili e agli anziani, oltre alla collaborazione con un’associazione musicale per l’insegnamento di danze e percussioni africane; “il lusinghiero giudizio sulla sua indole e sul suo grado di integrazione, espresso dall’assistente sociale del Comune di San Donato”.
Per queste ragioni il Tribunale amministrativo ha accolto il ricorso dell’uomo e condannato il Viminale al pagamento “delle spese di lite”.
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