Cultura

Quali sono le facoltà preferite dagli universitari italiani

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Mirco Toniolo/Errebi / AGF 

 Tre giovani laureate della Ca’ Foscari di Venezia

Economia, Medicina, Ingegneria e le facoltà d’indirizzo scientifico sono le prime scelte di chi si immatricola oggi all’università. I dati del Miur per l’anno accademico 2018-19: questo è il “quartetto” che registra il numero più alto di richieste d’iscrizioni. Una tendenza che è tutt’altro che casuale e che dimostra come neodiplomati e neolaureati in corsi triennali abbiano colto l’eco proveniente dal mercato del lavoro. Chi si laurea in queste materie, infatti, lavora e guadagna di più degli altri a cinque anni dal conseguimento del titolo come dicono le ultime indagini di Almalaurea. E d’altro canto, gli altri indirizzi che non garantiscono le stesse chance stanno diventando sempre meno popolari. Architettura e Giurisprudenza, per esempio, in quasi dieci anni hanno registrato un vero e proprio crollo delle iscrizioni.

L’università italiana in generale cresce di anno in anno, aumentando moderatamente ma in modo continuo al tasso dell’1% di immatricolati, per la maggior parte donne. Gli atenei maggiormente attrattivi si confermano essere La Sapienza a Roma, l’Alma Mater di Bologna e la Federico II a Napoli, ma a sorpresa è boom di corsi alle università telematiche. 

Quali indirizzi sono più richiesti dagli studenti

Per immatricolazione s’intende l’iscrizione al primo anno di un corso universitario che sia triennale o magistrale. Dal secondo anno in poi lo stesso iter diventa semplicemente un’iscrizione. Secondo la banca dati del Ministero dell’Istruzione, lo scorso anno il numero più elevato di immatricolazioni si è registrato a Economia (46 mila), seguita da Ingegneria industriale e dell’informazione (38 mila), dalle facoltà a carattere scientifico (34 mila) inserite in un’unica categoria e, infine, da quelle a carattere medico e socio-sanitario (32 mila) i cui numeri dipendono, però, in larga parte da quote fisse stabilite a livello nazionale.

Circa dieci anni fa la stessa graduatoria presentava alcune importanti differenze. Innanzitutto, Giurisprudenza era la terza facoltà più popolare prima di scivolare in settima posizione. Rispetto all’anno accademico 2010-11, infatti, gli immatricolati in Legge sono calati del 35%. È andata peggio soltanto ad Architettura che ha visto un crollo delle immatricolazioni del 50%, passando dalla settima all’undicesima posizione. In calo anche le prime leve a Psicologia, diminuite dell’8%. A differenza di queste facoltà caratterizzate da una tendenza alle iscrizioni negativa, una materia in particolare sta vivendo una fase di crescente popolarità. Si tratta di Informatica e tecnologie Itc che pur rimanendo l’ultima preferenza tra gli studenti al primo anno degli atenei italiani, registrando in assoluto comunque numeri bassi, ha visto nel giro di un decennio aumentare vertiginosamente il suo tasso di crescita, e cioè il numero delle sue “matricole” del 70%.

L’università vista dal mercato del lavoro

I gruppi disciplinari con cui il Miur e Almalaurea classificano le diverse facoltà non coincidono alla perfezione. Tuttavia, in entrambe le classifiche sono gli stessi quattro indirizzi a essere in cima alla classifica dell’occupazione a cinque anni dalla laurea, seppur in ordine inverso, come vediamo dall’elenco delle facoltà che fa Almalaurea. Questa volta la prima è Ingegneria, dopo di che si piazzano Economia, Medicina e le facoltà scientifiche: tutte presentano un tasso di disoccupazione inferiore all’11%. I laureati che incontrano maggiori difficoltà nella ricerca di un posto di lavoro escono invece di norma da Giurisprudenza e Lettere, i cui studenti risultano disoccupati rispettivamente al 24,8%% e 22,5% a cinque anni dalla laurea.

Per quanto riguarda la retribuzione, nessuna professione regge il confronto con gli ingegneri che in media vengono pagati 1762 euro netti al mese, 672 euro in più dei laureati con la busta paga più leggera, ossia gli psicologi, ma anche 260 euro in più di coloro che vantano un titolo in Economia e statistica. Dopo gli ingegneri guadagnano molto bene i professionisti dell’ambito scientifico (1675 euro), al secondo posto, e di quello chimico farmaceutico (1595 euro), al terzo.

I corsi di laurea più popolari d’Italia

Biotecnologie a Ferrara è risultato il corso di laurea più frequentato d’Italia nel 2018-19 con 2051 studenti immatricolati. Fino allo scorso anno era uno dei pochi del suo genere a non presentare un accesso programmato. Anche se l’Unife ha già fatto marcia indietro e in questa tornata verrà inserito il numero chiuso, in linea con molte altre università che preferiscono sbarrare l’accesso per evitare problemi nella gestione degli spazi. Sempre più studenti, infatti, si sottopongono ai test che in alcuni casi sono programmati dal Ministero in un’unica data in tutta Italia, come per Medicina, e in altri, si tengono diverse volte all’anno a seconda della scelta dell’ateneo. Questi ultimi si chiamano Tolc e quando non servono per la selezione, possono essere usati come strumento di orientamento e valutazione preliminare.

Per quanto riguarda la retribuzione, nessuna professione regge il confronto con gli ingegneri che in media vengono pagati 1762 euro netti al mese, 672 euro in più dei laureati con la busta paga più leggera, ossia gli psicologi, ma anche 260 euro in più di coloro che vantano un titolo in Economia e statistica. Dopo gli ingegneri guadagnano molto bene i professionisti dell’ambito scientifico (1675 euro), al secondo posto, e di quello chimico farmaceutico (1595 euro), al terzo. I corsi di laurea più popolari d’Italia Biotecnologie a Ferrara è risultato il corso di laurea più frequentato d’Italia nel 2018-19 con 2051 studenti immatricolati. Fino allo scorso anno era uno dei pochi del suo genere a non presentare un accesso programmato. Anche se l’Unife ha già fatto marcia indietro e in questa tornata verrà inserito il numero chiuso, in linea con molte altre università che preferiscono sbarrare l’accesso per evitare problemi nella gestione degli spazi. Sempre più studenti, infatti, si sottopongono ai test che in alcuni casi sono programmati dal Ministero in un’unica data in tutta Italia, come per Medicina, e in altri, si tengono diverse volte all’anno a seconda della scelta dell’ateneo. Questi ultimi si chiamano Tolc e quando non servono per la selezione, possono essere usati come strumento di orientamento e valutazione preliminare.

Chi non deve fare i conti con le esigenze di spazio, invece, sono le università telematiche che gestiscono la didattica interamente online. Forse per questo, sempre per l’anno accademico 2018-19, la laurea in Scienze motorie proposta dall’università telematica Napoli Pegaso è risultata in assoluto la seconda grazie a 2041 ingressi. È lo stesso ente che tiene altri due corsi nella top ten delle lauree più richieste del paese: Economia aziendale (1590) e Scienze dell’educazione e della formazione (1275).

Continuano poi come da tradizione ad accogliere al primo anno un numero cospicuo di studenti le scuole di Giurisprudenza a Napoli (1329) e Bologna (1027), ma anche Economia aziendale a La Sapienza (1590), alla Federico II (1009) e alla Bocconi (964).

I principali atenei per numero di immatricolazioni

La Napoli Pegaso non è l’unica università telematica, ma è la sola del suo genere a essere inclusa tra i principali venti atenei del paese. Dal 2010 al 2019 gli immatricolati sono schizzati da 897 a 5807 (+547%),  un numero superiore a quello di Milano Bicocca. Tra le altre popolari università telematiche, si possono citare anche Novedrate e-Campus con 1256 neoiscritti (+40%) e Roma Unicusano con 1505 (+13%), entrambe dal 2010 in ascesa.

Nonostante il boom dei corsi telematici, gli atenei più numerosi restano sempre gli stessi inviolati nel loro prestigio secolare. Il più grande in assoluto è La Sapienza che si tiene nettamente a distanza da tutti gli altri con oltre 16 mila matricole. L’Unibo e la Federico II si contendono il secondo e il terzo posto con uno scarto minimo a quota 13 mila, recentemente minacciati dall’Università di Torino, salita anch’essa a 13 mila immatricolati con un balzo del 18% dal 2010. Tra le università milanesi, la prima è la Statale al quinto posto, tuttavia la città può contare su diversi altri atenei particolarmente numerosi.

Cosa studiano gli stranieri in Italia

I neo iscritti alle università italiane sono cresciuti dell’1% nell’ultimo anno accademico e del 7% se si torna indietro nel tempo fino al 1998. Sono in totale 298 mila, per la maggior parte ragazze che tengono a distanza di 20 mila unità da almeno un ventennio la loro controparte maschile.

Nel 2018-19 si sono iscritti anche 15 mila stranieri. Provengono principalmente da Romania (15%), Albania (9%), Cina (6%) e Marocco (5%). E sono arrivati qui per studiare alle stesse facoltà scelte dai loro coetanei italiani, ossia Economia (22%), Medicina (14%) e Ingegneria (12%), a cui in questo caso si aggiungono i corsi linguistici (11%). Sono questi gli indirizzi che offrono un contesto particolarmente internazionale e anche in una cornice planetaria si confermano i più attrattivi degli atenei italiani.

In conclusione, tra 2443 corsi di laurea le materie scientifiche sono quelle che oggi vanno per la maggiore, con ogni probabilità perché offrono le migliori opportunità nel mondo del lavoro sia in termini di occupazione che di retribuzione. Ma il primo step è completare gli studi e per raggiungere l’obiettivo della laurea entrano in gioco diversi fattori come l’interesse per la materia e il talento personale che non andrebbero sottovalutati nella scelta del percorso universitario.

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