Cronaca

Il caso dei sindaci commissariati dai prefetti

sindaci prefetti

Minichiello / AGF

 Cumuli di immondizia sulla via Cassia, a Roma, nel giorno di Natale

È l’ora degli sceriffi. Meglio, dei Prefetti di ferro? Come lo fu Cesare Mori, inviato da Mussolini a Palermo per combattere la mafia? L’interrogativo lo evoca il titolo di apertura de La Stampa di Torino, versione cartacea, che mette tra virgolette la reazione dei Cinque Stelle contro Salvini, il quale per ovviare al degrado urbano vuole trasferire i poteri dai sindaci ai prefetti schierandoli sul campo: “No ai podestà fascisti” si legge in prima pagina.

Per la Repubblica, che sotto un titolo ‘Zone rosse’ dice esplicitamente che Salvini “commissaria i sindaci”, l’accusa del vicepremier ai primi cittadini è di essere ”distratti”, colpevoli di non saper sfruttare i nuovi strumenti (come il Daspo urbano) messi loro a disposizione dal decreto sicurezza per garantire l’ordine e il decoro nelle città.

E mentre per Il Messaggero la proposta ministro dell’Intero va letta come uno “Schiaffo leghista a Raggi”, il sindaco di Roma, intervistata in un Forum a largo spettro da Il Fatto Quotidiano, sollecitata sul punto taglia corto: “Io il Daspo urbano l’ho già inserito nel nuovo regolamento di Polizia di Roma Capitale, che era fermo al 1946. Non vorrei che si riveli l’ennesima trovata elettorale. In base alla legge, i prefetti potrebbero già intervenire. La vera soluzione sarebbe aumentare i finanziamenti per la sicurezza delle periferie e il numero di poliziotti. Sto mettendo strutture a disposizione gratuitamente per aprire nuovi commissariati in città: credo che i cittadini preferiscano un poliziotto in più a un foglio di carta”.

L’argomento dell’estensione del potere ai prefetti sulle prerogative dei sindaci diventa altra benzina sul fuoco delle già numerose polemiche e fibrillazioni tra Cinque Stelle e Lega. Ormai a tutti gli effetti più avversari che alleati. Tanto che proprio alle colonne de La Stampa il vicepremier e ministro pentastellato Di Maio affida questo commento: “Più poteri ai prefetti che ai sindaci? Io sono dell’opinione che chi governa lo scelgono i cittadini. È l’abc della democrazia. Esprimi un voto e poi giudichi al termine del mandato”.

Entrando più nel dettaglio del testo uscito dal ministero dell’Interno, si legge che prevede la possibilità per i prefetti di emanare delle ordinanze per proteggere le cosiddette zone rosse delle città da “persone dedite ad attività illegali”, attraverso strumenti “di natura straordinaria, di necessità e urgenza”, considerati “un prezioso ausilio alle politiche locali in atto”. E la portata di questo provvedimento, annota la Repubblica, “preso ancora una volta senza consultare gli alleati, non sfugge a nessuno. Basti pensare a cosa potrebbe succedere in una città come Roma dove Salvini e la sindaca Raggi sono da tempo ai ferri corti“.

“Gli amministratori locali sono sconcertati” si legge ancora sul quotidiano romano, che riporta alcune reazioni di primi cittadini: ”Uno spot elettorale, Salvini ci mandi piuttosto i 250 agenti che ci ha promesso a novembre e che non abbiamo ancora visto”, ribatte piccato il sindaco di Firenze Dario Nardella. L’Anci alza barricate: “Non abbiamo bisogno di essere commissariati da nessuno — dice il presidente Antonio Decaro — Varare zone rosse è come mettere la polvere sotto il tappeto, sposta altrove il problema. Forse è il ministro ad essere distratto e a dimenticare che i prefetti hanno competenza esclusiva su ordine pubblico e sicurezza e per occuparsene non hanno bisogno di nessuna circolare ministeriale”.

Salvini ignora Di Maio, richiama “il potere di ordinanza del prefetto già previsto dal Testo unico legge di pubblica sicurezza” e rintuzza i sindaci di centrosinistra accusandoli di alimentare polemiche con il Viminale. Annota ancora la Repubblica: “Ma non è una questione di lana caprina. Perché se sembra scontato che, senza attendere ordinanze di sindaci e prefetti, ad occuparsi di non consegnare i centri storici e le piazze a spacciatori e criminali di vario genere debbano essere le forze dell’ordine, non altrettanto scontato è che — come prevede la direttiva inviata ieri ai prefetti e per conoscenza al capo della Polizia Franco Gabrielli — a valutare le ‘esigenze di tutela rafforzata di luoghi del contesto urbano’ saranno i Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica che ogni tre mesi dovranno rendere conto direttamente al Viminale dell’analisi e delle ricadute delle ordinanze firmate dai prefetti”.

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