Cronaca

Storia del pasticciere di Alba che fece grande la Ferrero 

ferrero nutella 

Settanta anni fa moriva Pietro Ferrero, stroncato da un infarto a soli 51 anni e stremato – si dice –  dai ritmi frenetici di lavoro. Era il 2 marzo del 1949, e la Ferrero si era convertita da appena due anni da attività artigianale a fabbrica dolciaria. Pietro e sua moglie avevano assunto un centinaio di operai per far fronte alla domanda, gli affari andavano benissimo, forse meglio di quanto l’imprenditore della provincia di Cuneo avesse mai immaginato. Ma il punto di arrivo era ancora lontano. Decenni dopo la sua azienda diventerà un colosso internazionale dei dolci, ma questo Pietro non lo saprà mai.

Il pasticcere che sogna in grande

Nato il 2 settembre del 1898 a Farigliano, Pietro Ferrero si trasferisce ad Alba nel 1924, dopo il matrimonio con Piera Cillario, e poi a Torino. Proprio nella città sabauda, in via Sant’Anselmo, Pietro apre una grande pasticceria, ma l’avventura finisce male e torna ad Alba.

Non si dà per vinto e apre un nuovo negozio: un laboratorio per realizzare dolci in via Rattazzi. Questa volta non vuole fallire e per riuscire punta tutto su prodotti dolciari innovativi ma economici. L’Italia è in piena Seconda guerra mondiale, le materie prime sono poco reperibili o vengono vendute a costi stellari. Ma intorno ad Alba c’è un prodotto diffusissimo ed economico: le nocciole.

La nascita della Giandujot, la prima Nutella

Pietro sa che l’intuizione è giusta, ma la sua diventa una vera e propria ossessione: prova e riprova impasti e creme, svegliando anche in piena notte la moglie per chiederle un parere. Il pasticciere insiste e nel 1946 arriva il colpo di genio: una crema a base di nocciole e la chiama inizialmente Pasta Gianduja e poi Giandujot dal nome della famosa maschera carnevalesca piemontese.

Si tratta di un panetto avvolto nella carta stagnola formato da nocciole, zucchero e il poco cacao disponibile a quel tempo. La forma è pensata in modo da poterla tagliare e gustare su una fetta di pane. Pietro ne produce una piccola quantità da vendere ai negozianti di Alba. La crema riscuote un enorme successo, i bimbi ne vanno ghiotti ed è anche economica: un chilo di Giandujot costa 600 lire contro le 3.000 lire di un chilo di cioccolato. La crema altro non è che il prototipo della Nutella. 

Pietro Ferrero (Wikipedia)
 

La produzione iniziale è di tre quintali e alla fine dell’anno si arriva a oltre mille. Non è più pensabile lavorare ancora in modo artigianale. I dipendenti salgono a una cinquantina per arrivare a un centinaio l’anno successivo. Intanto Pietro e Piera fondano l’azienda “Ferrero” e aprono la prima fabbrica su un terreno acquistato qualche anno prima ad Alba, in via Vivaro (dove oggi sorge la Fondazione).

Il 14 maggio 1946, con tanto di atto costitutivo alla Camera di Commercio, nasce ufficialmente l’industria Ferrero. Nel settembre 1948 un’alluvione del Tanaro allaga lo stabilimento di Alba, che rimane isolato. I dipendenti dell’azienda, anche per tutelare il proprio lavoro, si rimboccano le maniche. Lavorano per quattro giorni e la fabbrica, alla fine del mese, torna attiva come prima. Pietro tra un sospiro di sollievo ma non rallenta i suoi ritmi: si occupa personalmente dell’attività di distribuzione alla guida della sua Topolino per le strade del Piemonte. Troppo per il suo cuore, che smette di battere il 2 marzo del 1949.

L’azienda di Alba si fa global

Alla conduzione dell’azienda subentrano dapprima la moglie e il fratello Giovanni, e poi il figlio Michele che permetterà all’azienda di Alba di varcare i confini nazionali. Nel 1956 viene inaugurato un grande stabilimento di produzione in Germania e un secondo poco dopo in Francia. Poi arriva l’apertura di uffici commerciali e unità produttive in Belgio, Paesi Bassi, Austria, Svizzera, Svezia, Regno Unito, Irlanda e Spagna. Nei decenni successivi Ferrero diventa globale, espandendosi con nuove aziende e siti produttivi anche in Nord e Sud America, Sud-Est Asiatico, Europa orientale, Africa, Australia e, più recentemente, in Turchia, Messico e Cina. A fare da traino è ancora la Giandujot, che nel frattempo ha cambiato veste e nome, la Nutella.

ferrero nutella 

Nutella Café 

I numeri della Nutella

Ogni anno Ferrero produce 400mila tonnellate di crema spalmabile,Secondo un rapporto dell’Ocse pubblicato in occasione del 50esimo anniversario, la Nutella è uno dei migliori esempi di “prodotto globale”, presente in oltre 100 Paesi distribuiti su tre continenti. Non solo: se mettessimo in fila tutti i vasetti di Nutella venduti in un anno, ricopriremmo 8 volte la Grande Muraglia cinese. Il suo peso, invece, è uguale a quello dell’Empire State Building.

La Nutella, insieme a Ferrero Rocher, Kinder Joy, Kinder Bueno e Kinder Cioccolato, contribuisce maggiormente al fatturato di Ferrero che, secondo gli ultimi dati di agosto, è pari a 10,7 miliardi di ruro, con un incremento del + 2,1% rispetto all’anno precedente, che aveva registrato un fatturato consolidato di 10,5 miliardi di Euro.Le vendite di prodotti finiti sono aumentate del 3,5% (6,8% a tassi costanti) trainate dai mercati di Germania, Francia, Italia, Polonia, UK e USA.

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